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Maturandi in quarantena
Quando la mattina del 4 Marzo una professoressa è entrata in classe comunicando che forse avrebbero chiuso le scuole, sono stata colta di sorpresa, non me lo aspettavo.
Tornata a casa e accolta la notizia ufficiale, ero sicura che sarei rimasta a casa per pochi giorni, ero sicura che quella fosse una manovra preventiva, una di quelle che si prende per i terremoti o per le forti precipitazioni, non avrei mai potuto immaginare una catastrofe di queste dimensioni.
Oggi sono 29 giorni che non metto i piedi nella mia amata scuola, frequento l’ultimo anno al liceo classico ed è veramente triste accorgersi che probabilmente non tornerò più nella mia classe, che il 4 Marzo è stato il mio ultimissimo giorno di liceo, senza nemmeno che io lo sapessi.
Come tutti, ogni mattina seguo le lezioni online tra le mura della mia camera: la piattaforma googleclassroom ci permette di ricreare una classe virtuale e di seguire le lezioni.
Nonostante si riesca a seguire bene le spiegazioni e nonostante il programma proceda spedito, niente può ricreare il calore dei compagni di classe, il “come stai” quotidiano degli amici, le risate e le chiacchiere con la storica compagna di banco, i dibattiti con i professori a fine lezione; niente può ricreare quell’affetto familiare della classe che ogni mattina mi rendeva grata e felice di andare a scuola.
Tutto sembra sospeso e asettico, ma sicuramente le lezioni, seppur virtuali, mi aiutano a ristabilire una normalità e a ricordarmi di continuare passo dopo passo con forza e tenacia senza perdere di vista la meta, che sarà ancora lì quando tutto sarà finito.
La meta di ogni studente al quinto anno di liceo è sicuramente la maturità e ancora dopo l’università o una scelta lavorativa, ora perfino queste certezze hanno perso momentaneamente la consistenza che avevano.
La maturità, rito di passaggio per ogni persona, non sarà quella tradizionale, ma sarà modificata a seconda dell’emergenza sanitaria e anche questo, in qualche modo, attenta al nostro bisogno comune di normalità e porta amarezza nel cuore.
Quando tutto però sarà finito, questa amarezza e questa nostalgia mi avranno insegnato quanto fondamentale e necessaria sia la scuola: camminare per i suoi corridoi, parlare con i compagni e sentirne il loro affetto, ascoltare le spiegazioni dei professori, studiare viaggiando così nello spazio e nel tempo, l’ansia per le verifiche, lo stress per lo studio, l’aiuto dei compagni di classe, la simpatia delle bidelle, le ore di buco, i dibattiti in classe, le risate e i pianti; tutto questo forma il nostro carattere e pone le basi per il nostro futuro.
Questi giorni più volte ho pensato a Anna Frank, che attraverso la letteratura e lo studio ha vissuto e non sopravvissuto dentro il suo nascondiglio segreto per due anni.
Nonostante non fosse mai uscita dalle quattro mura che proteggevano lei e la sua famiglia, i libri le permettevano di essere perennemente in viaggio, in altri paesi e in altre epoche, le permettevano di uscire dalla prigione che altri le avevano imposto e di farle comunque vivere la sua infanzia. La letteratura le ha permesso di aprire i suoi orizzonti, di conservare la sua curiosità da bambina, di non perdere la sua grande passione per il mondo e la cultura, ma soprattutto leggere le ha permesso di essere libera.
In una situazione simile, la letteratura mi rende libera oltre i muri di casa e mi permette di viaggiare in luoghi e tempi lontani rimanendo comodamente sul divano. Quindi ora che 139 paesi hanno chiuso le scuole, spero che tutti gli studenti possano riscoprire la bellezza che c’è dietro i banchi di scuola, tra i suoi corridoi e sopra i libri, la bellezza di questa realtà che ci accompagna da sempre e di cui troppo spesso ci lamentiamo senza accorgerci che è uno dei doni più grandi.