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Il triduo Pasquale
Con il Giovedì Santo inizia il Triduo Pasquale ed entriamo nella celebrazione di un mistero che si rende presente, attuale, con effetti salvifici; un mistero capace di cambiare la nostra vita se accettiamo di entrare in esso, aderendo con il nostro «sì», lasciandoci guidare dallo Spirito.
Quest’anno abbiamo vissuto una Quaresima particolare, l’emergenza sanitaria ci ha spogliato delle nostre abitudini, ci ha privati del Pane Eucaristico e dei rapporti diretti con i fratelli. Nelle tante limitazioni, però, ci è stato reso anche un servizio: siamo stati strappati dalla frenesia, e forse anche da certi nostri vizi, da alcuni nostri idoli; abbiamo avuto più tempo per pregare, per rinsaldare le nostre relazioni familiari e con il Signore.
“Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”, ci ricorda S. Paolo, e di certo una Quaresima vissuta in questo modo, differente, ci permette di entrare in questo triduo con consapevolezza e desiderio maggiori.
Il Giovedì Santo la Chiesa fa memoria dell’Ultima Cena nella quale il Signore Gesù ha istituito il Sacramento dell’Eucarestia e quello del Sacerdozio ministeriale. Nell’Eucarestia il Signore si dona a noi e unisce intimamente la Sua vita alla nostra permettendoci di divenire un tutt’uno con Lui, dandoci la possibilità di agire come Lui. In quella stessa notte Gesù ci ha lasciato un comandamento nuovo, il comandamento dell’amore fraterno, il comandamento di amarci come Lui ci ha amati e, Egli stesso, come un servo, ci mostra la strada per rendere concreto questo amore, questa agape.
Con il gesto di lavare i piedi ai suoi discepoli il Signore proclama il primato dell’amore, un amore che si china sul fratello, che si fa servizio fino al dono di se stessi. Gesù donandosi a noi invita ognuno a rimanere in Lui per poter fare altrettanto perché, nel donarsi, nell’amare senza riserve, c’è la pienezza della vita, la pienezza di ogni vocazione.
Questa Quaresima ci ha un po’ preparati a ricevere quello che il Giovedì Santo ci viene a donare: in questo tempo infatti abbiamo visto come tante persone, a partire da medici e infermieri – ma non solo – hanno dato la propria vita, hanno permesso che il loro mestiere fosse una missione per il bene comune.
Anche ciascuno di noi, nel proprio piccolo, ha avuto modo di spendersi, di morire a sé stesso per un bene più grande, pure esercitando la carità verso il prossimo obbedendo alle istituzioni civili.
Allora in questa Quaresima così diversa e inaspettata, il Signore Gesù ci ha insegnato ad amare e a servire, a uscire da noi stessi pur rimanendo in casa. Il Venerdì Santo è giorno di digiuno e di preghiera. Stando ai piedi della croce, la adoriamo, perché da simbolo di disprezzo è divenuta, in Cristo, simbolo di salvezza. Ogni privazione, ogni dolore, ogni croce, vissuta in Cristo, porta ad assomigliare un poco al Signore Gesù, a un’unione più intima con Lui: porta una salvezza.
Forse, in questa Quaresima, hai provato la sofferenza di non poterti cibare del Pane di Vita – come molti fratelli e sorelle nel mondo vivono per lunghi periodi – la sofferenza di restare in casa, o di chi, in prima linea, ha donato la propria vita ogni giorno per salvare quella degli altri.
In questo Venerdì Santo, attraverso la “Via Crucis” ci è offerta la possibilità di entrare ancor più dentro il mistero della Croce, ognuno di noi nella propria vita, forse anche grazie a questa Quaresima così particolare, che ci ha fatto un poco vivere le stazioni che il Signore Gesù, prima di noi, ha percorso. Ma la croce non è l’ultima parola. Il Sabato Santo è il giorno del silenzio. Un silenzio che ci invita a porci di fronte al “nostro sepolcro”. In questo giorno Cristo scende nel regno della morte, dunque anche nelle nostre morti e oscurità, per riportare alla vita quanto di morto è in noi.
Rimaniamo in questo silenzio che invita all’attesa… con Maria, come Maria. Lei, che in questa Quaresima ci ha ammaestrati nell’arte di “serbare nel cuore” quello che ci sembrava illogico e ingiusto, ci insegni a non dubitare e ad aprire il nostro cuore alla speranza.
Ed ecco la Veglia pasquale, nel buio della notte, nel buio dei nostri peccati, nel buio di questa emergenza sanitaria, Cristo accende un fuoco; le tenebre vengono infrante dal grido della vittoria: Cristo è risorto ed ha sconfitto per sempre la morte!
La pietra della sofferenza è rotolata via lasciando spazio alla luce e alla speranza.
Cristo è vivo e non muore più! La Sua vita diventa la nostra vita. Ci è donata la vita eterna capace di andare oltre ogni morte, oltre ogni sofferenza, oltre ogni epidemia.
“Cristo è risorto, è veramente risorto” e sarà con noi sempre, fino alla fine del mondo!
Accogliamo questo annuncio, entriamo e lasciamoci coinvolgere in questo mistero!
E per ciascuno di noi che sia davvero Pasqua!
Don Lorenzo